19 marzo ore 17.30
Università degli Studi di Siena
Aula Magna Storica del Rettorato
Incontro su Sguardi incrociati. Cinema, testimonianza, memoria nel lavoro teorico di Marco Dinoi
Curato da Dimitri Chimenti, Massimiliano Coviello e Francesco Zucconi
Fondazione Ente dello Spettacolo editore
Partecipano Alessandro Cannamela, Christian Uva, Roberto Venuti, Luca Venzi
Sguardi incrociati. Cinema, testimonianza, memoria nel lavoro teorico di Marco Dinoi
a cura di Dimitri Chimenti, Massimiliano Coviello, Francesco Zucconi
Editore: Fondazione Ente dello Spettacolo
Collana: Frames
Pagine: 280
ISBN: 8885095623 9788885095625
Prezzo: € 14.90
Acquista online Dieci anni fa, l’11 settembre 2001, il mondo assistette senza fiato al reiterarsi ossessivo e sempre uguale della sequenza televisiva del crollo delle Torri Gemelle. Nel tentativo di reagire all’orrore, furono in molti a recitare come un mantra la frase “sembra un film”, aprendo la strada all’intuizione che in quel momento si stesse chiudendo un’era e che anche il cinema dovesse essere coinvolto in una profonda e radicale riscrittura della storia. Dimitri Chimenti, Massimiliano Coviello e Francesco Zucconi, curatori di Sguardi incrociati. Cinema, testimonianza, memoria nel lavoro teorico di Marco Dinoi (Fondazione Ente dello Spettacolo, pagg. 276, € 14.90) riprendono il filo delle teorie raccolte in Lo sguardo e l’evento, opera postuma di Dinoi, interrogandosi – proprio a partire da questa sequenza televisiva così fondamentale per il nostro tempo – sul ruolo dell’immagine e sulla sua capacità di guidare lo spettatore verso il ruolo di testimone. Il volume – in cui trovano spazio innesti di pensiero e teorie eterogenee – è un coro di voci teso a fornire una mappa, o quantomeno una guida, per destreggiarsi nel complesso percorso teorico tratteggiato nel libro di Dinoi, lasciandoci riflettere sulle eco visibili e invisibili dell’11 settembre sul cinema e spingendoci a ripensare l’«archivio di immagini del passato come un doppiofondo continuamente convocabile in seno al presente».
di Chiara Supplizi
(La recensione è già apparsa sul numero 10, ottobre 2011, della “Rivista del Cinematografo”)
di Dimitri Chimenti, Massimiliano Coviello, Francesco Zucconi
L’occasione
Nell’aprile del 2008, sulle pagine della rivista telematica Carmilla on line, faceva la sua comparsa un breve saggio di teoria e critica letteraria: si trattava della prima versione dell’ormai celebre memorandum sul New Italian Epic scritto da Wu Ming 1. Da allora la discussione è cresciuta in modo esponenziale, suscitando un ampio dibattito in rete e sulla carta stampata, che sarebbe poi entrato a far parte dei topic di molti convegni internazionali di letteratura.
Dinanzi a tutto questo l’accademia italiana, almeno al suo livello più istituzionale, sembrava invece assumere un atteggiamento sospeso tra rifiuto totale e caute aperture. Non è questo il luogo più adatto per indagare i motivi di una tale accoglienza, né del resto ci interessa farlo, ma appare comunque indicativo che la prima istituzione (e per ora, forse, l’unica) ad aver ammesso le questioni sollevate dal memorandum all’interno di una programmazione didattica, non sia stata una facoltà di Lettere, ma un’accademia di belle arti: la NABA di Milano.
IL DOCUMENTO IN SCENA.
di Giulia Maria Cristina Palladini
Ciò che intendo analizzare in questo articolo, sono alcune modalità legate alla messa in scena di eventi ed esistenti direttamente riconducibili al mondo storico. Mi riferisco in particolare a quei film che operano un montaggio narrativo di documenti e di materiale d’archivio, nel tentativo di stabilire una serie di connessioni capaci di ri-configurare la nostra concezione e percezione del campo del reale. Un buon esempio di questa attitudine è l’ultimo film di Marco Bellocchio, Vincere (2009).
La mia analisi si concentrerà su alcuni effetti di senso che i documenti e le immagini d’archivio esercitano sulla lettura delle vicende storiche rappresentate, su come essi si distribuiscano all’interno del testo filmico in rapporto al contesto e infine su come possano apportare effetti di “realismo” o, al contrario, dare un significato nuovo e diverso agli eventi narrati.
E’ necessario innanzitutto comprendere come la scelta di posizionare materiale d’archivio in un determinato punto della narrazione, non sia mai un intervento del tutto “innocente”, nel senso che il posizionamento degli elementi ne determina le possibilità di lettura. Anche lo spostamento di un unico elemento può stravolgere il senso di ciò che vediamo.
LA DISCREZIONE DELLA VISIONE. IL LIMITE NEL CINEMA DI WERNER HERZOG.
di Lorenzo Montanari
“Quando giunsero ai limiti dell’atmosfera però l’aerostato diminuì la sua velocità,
ondeggiò e si fermò del tutto, equilibrato nel mare d’aria.
Fuori dell’atmosfera non si va – bisognerà accontentarsi di galleggiare.
E le speranze? E il sole? E l’indipendenza?
I discepoli guardarono il maestro con muta richiesta -”
(Carlo Michelstaedter, La persuasione e la retorica, Adelphi, Milano 1995, p.67)
Introduzione
Cosa deve mostrare un documentario? La realtà. Sì, la realtà, ma con dei limiti? Nell’epoca del tutto e subito ci sono zone che devono rimanere sconosciut all’occhio della cinepresa?
Per Werner Herzog queste domande divengono il limine su cui si muovono i suoi documentari. Sia in Grizzly Man (2005) che in The White Diamond (2004), per esempio, assistiamo alla messa in scena di uno stallo: in entrambi i film il regista decide di interdire la visione o l’ascolto di qualcosa, ponendosi egli stesso come filtro e garante nei confronti dello spettatore.
Herzog sa cosa si cela dietro alle imponenti cascate del Kaieteur (White Diamond), e ha ascoltato le registrazioni degli ultimi momenti di vita di Timothy Treadwell e della sua ragazza sbranati da un orso (Grizzly man), eppure decide di non mostrare, di non superare un limite oltre il quale la visione e l’ascolto scadono nella pornografia o nella spettacolarizzazione televisiva.
“Le cose si scoprono attraverso i ricordi che se ne hanno.
Ricordare una cosa significa vederla, ora soltanto, per la prima
volta.”
Cesare Pavese, Il mestiere di vivere, 1935/50 (postumo 1952)
Ogni giorno, ogni minuto è un divenire in ricordo. L’esperienza individuale permette la costruzione di ideologie e di valori diversi, e nel vivere quotidiano è inscritta la possibilità che una singola immagine, nota musicale o pagina scritta generino un percorso emotivo e psicologico unico. E la realtà che prende forma assieme al vissuto del soggetto, e la memoria gioca un ruolo fondamentale in questo processo: già Aristotele distingueva la memoria in mneme e anamnesi.
La mneme è il momento passivo, la massa d’informazione, qualcosa di fermo e statico come una traccia. In Un’ora sola ti vorrei il punto di partenza è esattamente questo, vale a dire quell’insieme di tracce formato dall’archivio familiare della regista. Un archivio che, oltre agli home movie e le foto con cui il nonno (Ulrico Hoepli) ha documentato maniacalmente la vita di famiglia, raccoglie anche i diari, i referti medici e la corrispondenza appartenuta alla madre, morta suicida in un ospedale psichiatrico.
REDACTED: LA VERIDICITA’ DEL VEROSIMILE.
di Giorgia Benazzo
Premessa
In seguito alla pubblicazione del memorandum sul New Italian Epic1 del collettivo di scrittori Wu Ming, sono nate numerose discussioni – passate velocemente dalla rete ai convegni internazionali- attorno al concetto di “oggetto narrativo non identificato” e soprattutto sulla sua estensibilità a fenomeni di natura extra-letteraria. A ben vedere, è la stessa definizione offertaci da Wu Ming a contenere possibili indicazioni in questo senso.
VINCERE, TRA VERITA’ STORICHE E BUCHI NERI DA RICOSTRUIRE.
Di Ludovica De Feo
Sin dalla scuola elementare, impariamo come il nostro paese sia depositario di una Storia “difficile e importante”. Un passato studiato sui libri e che nei libri, talvolta, sembra essere rimasto sigillato.
La catalogazione e l’archiviazione, per quanto ricche, sembrano sempre innescare un processo di museificazione, relegando la memoria in un passato lontano quanto inagibile. Qualcosa di importante da studiare, ma chissà poi perché.
Esiste però la possibilità di agirla questa memoria, di ricollegarla al presente coprendo le tappe che separano ciò che è stato da ciò che è. Questo è il lavoro di rammemorazione, un processo che da un passato impoverito di particolari e sfumato nei contorni ricava un campo del “forse”, ne fa cioè qualcosa capace di assumere nuovi significati e produrre un reale possibile.
Di seguito riportiamo la registrazione degli interventi realizzati in occasione della Giornata di chiusura del Seminario “Lo sguardo e l’evento. Letture incrociate”. Presentazione del libro “Lo spazio del reale nel cinema italiano contemporaneo”, tenutosi presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Siena, il 26 Maggio 2009.
Prima parte
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=uUiIsnUOy2U&w=300&h=25] Seconda parte
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=d4q39Dpj_wE&w=300&h=25] Terza parte
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=SUCk4J39kig&w=300&h=25] Quarta parte
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=Gu25pHgiv1M&w=300&h=25] Quinta parte
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=CktrLf8eSl8&w=300&h=25] Sesta parte
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=cg3mcnGhzAg&w=300&h=25] Settima parte
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=xU6uRhezkdE&w=300&h=25]
Di seguito riportiamo la registrazione dell’intervento di Dimitri Chimenti, realizzato in occasione del ciclo di Seminari di ricerca “Lo sguardo e l’evento. Letture incrociate” (Siena, Facoltà di Lettere e Filosofia il 3 Febbraio 2009).
Prima parte
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=z6v42u98oNM&w=300&h=25] Seconda parte
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=syKgyuM6WbY&w=300&h=25] Terza parte
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[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=3Kj2lQyEwTE&w=300&h=25] Quinta parte
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=QBMi1HVM6mk&w=300&h=25] Sesta parte
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=MD46MG_NsXQ&w=300&h=25]
ore 18.00
Seminario di ricerca “Lo sguardo e l’evento. Letture incrociate”
Appunti per una tipologia retorica: inserti, prelievi, innesti in Gomorra di Roberto Saviano
di Dimitri Chimenti (Scuola di dottorato “Logos e rappresentazione” – Università degli Studi di Siena).
Sala Cinema Fieravecchia
Facoltà di Lettere e Filosofia
Via Roma 47 – Siena
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Lo sguardo e l’evento. Letture incrociate
L’Associazione “Level Five – Centro Studi Marco Dinoi” in collaborazione con il Laboratorio cinematografico della Facoltà di Lettere e Filosofia organizza il Seminario di ricerca “Lo sguardo e l’evento. Letture incrociate”, strutturato secondo appuntamenti settimanali (ogni martedì presso la Sala Cinema di Lettere), nei quali si alterneranno letture comuni e presentazioni di lavori originali che partano dal libro di Marco Dinoi (Lo sguardo e l’evento. I media, la memoria, il cinema – Ed. Le Lettere 2008) per aprirsi a riflessioni sulle forme della rappresentazione visiva in testi filmici non necessariamente analizzati dall’autore, sul potere testimoniale delle immagini, sui rapporti tra estetica e teoria del cinema. Il Seminario è aperto a tutti e si propone come spazio di incrocio tra punti di vista e competenze eterogenee, con la finalità di condividere, comprendere e proseguire le riflessioni proposte nei corsi senesi di Marco Dinoi, così come nel libro.
Di seguito riportiamo la registrazione dell’intervento di Dimitri Chimenti, tenuto in occasione delle lezioni seminariali della scuola di dottorato “Logos e Rappresentazione” (Siena, Scuola Superiore Santa Chiara il 20 Novembre 2008), suddiviso in 3 parti.
Se per filosofia intendiamo non un campo disciplinare, ma un’attività critica attraverso cui costruire un destino comune e testimoniare il mondo, allora in Italia essa solo raramente è stata applicata all’analisi del cinema. Vengono in mente soprattutto i nomi di Maurizio Grande e di Pietro Montani, ma anche quello di un giovane studioso recentemente scomparso, Marco Dinoi.
A pochi mesi dalla morte del suo autore esce Lo sguardo e l’evento. I media, la memoria, il cinema (Le lettere, € 25, pag. 328), un’analisi sulle diverse funzioni che televisione e cinema hanno svolto nella costituzione di una memoria degli eventi dell’11 Settembre. Un libro che parte dalla consapevolezza che tutto l’armamentario concettuale messo in campo dagli epigoni di Baudrillard e soci è ormai inservibile. E’ forse da questa consapevolezza che nasce una scrittura di un’eticità potente, capace di stabilire ancora una differenza primaria tra ciò che vediamo e ciò che conosciamo.
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